venerdì, Aprile 26, 2024
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“BASTA VIOLENZA SUI MEDICI: SISTEMA INCAPACE DI PREVEDERE E PREVENIRE”

La presa di posizione dell’Anaao Toscana dopo l’aggressione di una psichiatra a Pisa

“L’episodio della nostra collega di Pisa è inaccettabile e indegno di un paese civile”, commenta Concetta Liberatore, referente del Gruppo Donne dell’Anaao Toscana. “Si può morire per lavorare? No”. Unanimi ed intensi sono i sentimenti di rabbia, dolore, vergogna e protesta da parte della nostra associazione nell’apprendere queste notizie, oltretutto per un evento prevedibile, in quanto pare che il sospetto aggressore fosse un soggetto già noto. “Un’aggressione efferata e di una violenza inaudita contro una Donna, un Medico, una Professionista che svolgeva il suo lavoro come psichiatra responsabile nell’Unità Funzionale Salute Mentale Adulti dell’USL Nordovest all’interno dell’Ospedale Santa Chiara di Pisa – afferma Tiziana Attala, referente della Psichiatria dell’Asl Toscana sud est -. Ora è lì, ricoverata in condizioni critiche e in prognosi riservata”.

Anaao Toscana ha più volte richiamato l’attenzione sulla sicurezza negli ambienti di lavoro, sui sistemi di vigilanza, sulle tutele degli operatori sanitari ed in particolare delle donne medico, che oggi più di ieri, si trovano incastrate in un contesto lavorativo difficile, costrette spesso loro malgrado a svolgere il loro lavoro in precarie condizioni di sicurezza. E di questo problema lo Stato, la Regione e le Istituzioni se ne devono far carico perché, la responsabilità per eventi come questo è, purtroppo, in capo ad un sistema che non è capace di prevedere né di prevenire: non si tratta solo di una tragica fatalità.


Le dimensioni del fenomeno
In Toscana, nel 2022, si sono verificati 1258 aggressioni a medici e operatori sanitari degli ospedali, di cui 935 verbali e 323 fisiche, con conseguenti 193 denunce per infortuni.
“Bastano per fare qualcosa? Un operatore al giorno subisce un atto di violenza al giorno.
Soprattutto donne. Nel mondo sanitario, come nella società, pagano il tributo maggiore. Oggi è toccata a lei, la dottoressa di turno, purtroppo – prosegue Attala -. Una di noi, nostra collega, nell’esercizio delle proprie funzioni. Ad aspettarla all’uscita dell’ospedale il suo aggressore che, con ferocia, l’ha colpita alla testa ed è riuscito a fuggire”.
Il fenomeno delle aggressioni ai sanitari è noto da tempo ed è in costante crescita: i tempi sono maturi perché si garantisca la sicurezza su tutto il territorio nazionale.
“La violenza sugli operatori sanitari è largamente sottostimata, è un iceberg e non si affronta senza avere contezza della reale dimensione del problema: Anaao Toscana ha proposto una survey alla Regione Toscana per l’analisi del fenomeno – afferma Franco Nassi, segretario aziendale Asl Toscana Centro – siamo ancora in attesa di una risposta”.


Le proposte
Massimo Martelloni
, presidente emerito della Società scientifica dei medici legali delle Aziende sanitarie, suggerisce di:
1)Applicare la legge 113/2020 per tutelare e salvaguardare gli operatori sanitari con molteplici misure : da quelle sanzionatorie – come l’introduzione di un’ipotesi speciale del delitto di lesione personale, di un’aggravante e di una sanzione amministrativa – a quelle di prevenzione e educazione, come l’istituzione di un Osservatorio sulla sicurezza degli operatori sanitari e la creazione di una giornata nazionale contro la violenza verso gli esercenti la professione sanitaria;
2)Applicare il DL 81/2008 in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro;
3)Applicare la Raccomandazione ministeriale in materia di rischio clinico per le aggressioni
(Raccomandazione n. 8, novembre 2007) per incoraggiare l’analisi dei luoghi di lavoro e dei rischi correlati e l’adozione di iniziative e programmi, volti a prevenire gli atti di violenza e/o attenuarne le conseguenze negative;
4)Verificare in tutte le strutture e servizi la presenza dei sistemi di video sorveglianza;
5) Stimolare un incontro con i Prefetti per programmi sulla sorveglianza e perché vi siano accordi con le Questure da parte delle Aziende sanitarie pubbliche e private.

È ora di passare dalle parole ai fatti.

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