mercoledì, Dicembre 4, 2024
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Le aggressioni al Personale Sanitario, dati e misure di prevenzione e protezione

Cosa si intende per Violenza sul Luogo di Lavoro

“Ogni aggressione fisica, comportamento minaccioso o abuso verbale che si verifica nel posto di lavoro” secondo il National Institute of Occupational Safety and Health (NIOSH).

Dal punto di vista normativo già nel 2007 il Ministero della Salute ha emanato la Raccomandazione n 8, finalizzata ad incoraggiare l’analisi dei luoghi di lavoro e dei rischi correlati nonché l’adozione di iniziative e programmi volti alla prevenzione e alla gestione degli atti di violenza a danno degli operatori sanitari. In Regione Toscana con la DGRT 1176 del 2018 è stato istituito l’Osservatorio Regionale che ha prodotto le linee di indirizzo regionali deliberate da DGRT n.637 del 14/06/2021 Approvazione della Legge 113/2020 che ha introdotto non solo modifiche sostanziali sia dal punto di vista penale che sanzionatorio, ma ha previsto l’istituzione di protocolli operativi con le forze di polizia per garantire interventi tempestivi, l’istituzione di una giornata nazionale (12 Marzo) dedicata al tema e di un Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie presso il Ministero della Salute.

Aggressioni ai sanitari, i dati dell’ Inail :

Il 46% degli infortuni sul lavoro e codificati come atti di violenza nei confronti del personale è avvenuto in ospedali, case di cura, istituti, cliniche e policlinici universitari. In particolare, il 28% si riscontra nei servizi di assistenza sociale residenziale, ovvero case di riposo, strutture di assistenza infermieristica e centri di accoglienza. Il restante 26% nel comparto assistenza sociale non residenziale. È quanto emerge dall’analisi dell’Inail, pubblicata in occasione della giornata nazionale contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari.

Tre quarti delle aggressioni riconosciute dall’Inail riguardano donne.

Il 5% dei casi di aggressione in sanità riguarda i medici. Seguono, con il 25% dei casi, gli operatori sociosanitari delle professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali. E con il 15% le professioni qualificate nei servizi personali ed assimilati, soprattutto operatori socio-assistenziali e assistenti-accompagnatori per persone con disabilità. Più distaccata, con il 5% dei casi di aggressione in sanità, la categoria dei medici, che non include nell’obbligo assicurativo Inail i sanitari generici di base e i liberi professionisti.

Riportiamo di seguito i dati della Regione Toscana dal 2019 al 2023 da cui emerge un aumento dell’incidenza piuttosto evidente anche nei tassi standardizzati per n° di dipendenti del SSRT

Etiologia Multifattoriale , le cause e perché accade

In una società sempre più violenta ed aggressiva, la sanità che è in questo tempo e questo mondo non può essere esente dal fenomeno. Dobbiamo però cercare di focalizzare il fenomeno su alcuni fondamenti: Cultura – Comunicazione – Informazioni

È stato creato attorno alla sanità e alla sua capacità o meno di accesso e sulla capacità di curare e guarire i cittadini un elemento comune scatenante la violenza basato su tre convinzioni:

– Io non posso aspettare

– Tu non puoi sbagliare e so Io cosa devi fare e mi devi prescrivere

– Non si può morire

Su queste convinzioni poi agiscono in vario modo fattori e nessi causali i fattori individuali, i fattori situazionali e fattori organizzativi.

Altre cause favorenti :

– Manipolazione di denaro ed oggetti di valore

– Lavori di ispezione, controllo e più in generale che comportino esercizio di autorità

– Contatto con alcuni tipi di clienti/utenti: persone che richiedono prestiti, pazienti con patologie associabili alla violenza

– Organizzazioni che presentano una cattiva gestione dei servizi erogati

– Scarsa illuminazione delle aree interne o esterne (corridoi,parcheggi,….)

– Aumento di pazienti con disturbi psichici dimessi dalle strutture ospedaliere e residenziali

– Diffusione abuso di alcol e stupefacenti

– Accesso senza restrizioni e/o regolamentazione di visitatori presso reparti e ambulatori

– Lunghe attese aree emergenza od aree cliniche

– Presenza di un solo operatore a contatto con pazienti Guardia Medica, Assistenza Domiciliare , etc

– Mancanza di formazione del personale nel riconoscimento e controllo di comportamenti ostili e aggressivi

Su quest’ultimo punto dobbiamo sottolineare che tutto passa ed è filtrato attraverso le nostre emozioni e su come funzioniamo, perciò la prima misura di prevenzione passa attraverso il “nosce te ipsum” e nel saper riconoscere cosa sta succedendo dal punto di vista emotivo nella/e persona/e che abbiamo di fronte.

La formazione continua del personale sanitario sulla comunicazione non-violenta, sulla acquisizione delle tecniche di talk-down e capacità di de-escalation è la pietra angolare del sistema di prevenzione da questo rischio, perché permette anche di saper riconoscere il pericolo e di poter scegliere consapevolmente come agire tenendo ben presente la propria ed altrui sicurezza.

Ogni aggressione od episodio di violenza verso operatori/trici sanitari deve essere ritenuto un EVENTO SENTINELLA e gestito e trattato con un audit interno con la collaborazione delle strutture deputate alla tutela della sicurezza e salute: Serv.Prev.Protezione, Gest.Rischio Clinico, supporto psicologico individuale e di gruppo, Medico Competente.

Questo gruppo di lavoro pianifica le seguenti azioni :

– Elaborazione di un programma di prevenzione basato sui dati e sugli ambienti più a rischio elaborando un Documento di Valutazione del Rischio aggressioni ex-D.Lgs 81/08 e s.m.i.

– Nello stesso documento devono essere definite e successivamente attuate misure di prevenzione e protezione generali e per ‘gruppo omogenei’, necessario il successivo controllo con verifica a distanza dell’efficacia delle stesse.

– Miglioramento dei setting ambientali e monitoraggio delle sale d’attesa e degli altri luoghi di lavoro a maggior rischio (videosorveglianza, allarmi a pulsanti, cartelli ed avvisi deterrenti, regolamentazione e protezione degli accessi, altro valutabile da caso a caso

– Sensibilizzazione all’incident-reporting

– Formazione del personale

L’obiettivo è quello di ridurre l’impatto negativo sulle persone e sull’organizzazione che possiamo riassumere in due grandi capitoli :

a) le conseguenze della violenza sulle vittime variano notevolmente: dalla demotivazione al percepito svilimento del lavoro svolto, allo stress emotivo (osservato anche nei colleghi che assistono), ai possibili danni alla salute fisica e psichica; sono riferiti sintomi post traumatici come paure, fobie e disturbi del sonno.

b) le ripercussioni sull’organizzazione riguardano la perdita di motivazione e produttività, il possibile deterioramento del clima interno e difficoltà di reclutamento del personale per gli ambienti di lavoro a maggior rischio.

Per quest’ultimo punto, gli effetti sono già in essere e sotto gli occhi di tutti, le aziende sanitarie hanno estrema difficoltà a reperire personale medico per lavorare in Pronto Soccorso, Guardia Medica e Servizi di Salute Mentale, ma anche a mantenere il personale (licenziamenti) già in forza.

Riccardo Bassi, Medico competente e Direttore delle UOC Sorveglianza Sanitaria della ASL Toscana Sud Est

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